06/03/09

Mostra di M. Merz

Presso la Galleria OREDARIA Arti Contemporanee di Roma (Via Reggio Emilia 22-24),
dal 26 febbraio al 23 maggio 2009
Mario Merz - L’asocialità è coscienza. La socialità è struttura



A dare il titolo alla mostra è un disegno del 73 a pennarello e inchiostro, rosso e nero, che letto integralmente raffigura anche l’alter ego dell’assunto dato, vale a dire La socialità è coscienza, l’asocialità è struttura, con una doppia sequenza della serie numerica di Fibonacci, la cui immagine ricorda due tazze sbilenche, o forse due strane clessidre, ma in equilibrio.

La serie di Fibonacci, che è una progressione numerica individuata nel ‘200 dal matematico pisano di cui porta il nome, nella quale ciascuna cifra è la somma delle due precedenti, è un tema su cui Merz lavora a partire dagli anni Settanta, perché in essa riconosce un sistema capace di rappresentare i processi di crescita del mondo organico, già individuati ed espressi dall’artista nella spirale. Per Merz la serie di Fibonacci è una progressione non solo numerica, ma anche organica, e più precisamente è la trascrizione matematica di una figura che parte dal punto zero per espandersi all’infinito, come la spirale appunto, che per lui rappresenta una precisa idea di vita, di energia in espansione, di movimento.

Nella mostra c’è un ciclo di disegni, riferibile al mondo dei numeri e in particolare alla successione di Fibonacci, totalmente inedito. Il I5 aprile 2009 avrà luogo nei locali della galleria un incontro sul rapporto fra arte e matematica al quale parteciperanno Philippe Daverio, il matematico Michele Emmer, l’epistemologo Gianluca Bocchi e il critico Giovanni Maria Accame. Per l’occasione verrà proiettata una video-intervista in cui l’artista parla della sua ricerca. Egli sosteneva che le opere d’arte moderna non debbono essere datate e che l’arte moderna è veramente tale quando non ne esiste la storia.

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