16/07/09

Maturità e dintorni


Condivisibile quanto detto a proposito dell'articolo di Mario Giordano (uno di quei giornalisti che sottolinea con orgoglio quanto era asino a scuola, come a lasciar passare il messaggio: solo chi è asino può avere successo nella vita).

Non condivido invece l'opinione "negativa" sull'articolo del professore Giorgio Israel, intervento che reputo sensato (troppo sensato da poter essere perseguibile?) e riporto di seguito una parte già segnalata nel post del 25/06/2009:

"Occorre riqualificare la funzione dell’insegnante introducendo una progressione di carriera e un sistema di formazione e reclutamento basati sul merito (ovvero su prove e verifiche). Occorre ricondurre gli attori della scuola ai loro ruoli: niente più famiglie sindacati dei figli e studenti che comandano a scuola (da questo punto di vista la vicenda dei tabelloni del Liceo Berchet di Milano con i voti dati dai docenti agli studenti accanto a quelli dati dagli studenti ai docenti è un episodio di squallida demagogia). La valutazione delle scuole va effettuata da commissioni ispettive “umane” composte da insegnanti esterni o anche in pensione. Occorre procedere a un riesame a fondo di curricula e programmi mettendo al bando fumisterie e metodologie vacui e procedendo a una rigorosa riqualificazione disciplinare. Infine, occorre un esame della questione dei libri di testo."

E per chi non avesse letto tutto l'articolo di Roberto Bertoni, mi permetto di riportare qui la sua parte conclusiva:

"Senza dubbio, (la scuola italiana) andrebbe riformata in numerosi aspetti (a cominciare dai programmi ormai obsoleti), ma la struttura è ottima, chi vi lavora sono per lo più persone che credono nel proprio lavoro e si impegnano ogni giorno per costruire un futuro più giusto ed una società più libera. Giordano e altri si beano della disumanità delle nuove riforme, dato che a loro non importa nulla della scuola; anzi, la temono, visto che è un luogo dove c’è ancora qualcuno che insegna faticosamente a pensare e a distinguere le menti libere da coloro che pagherebbero per vendersi (per dirla con Victor Hugo). Per troppo tempo, le istituzioni hanno avuto timore della scuola e il risultato è sotto i nostri occhi: la gente ha paura delle istituzioni, non se ne fida più e dilagano l’antipolitica, il berlusconismo più becero, il velinismo, il servilismo e tutti gli altri mali che stanno minando le fondamenta dell’Italia. Una scuola libera e ben valorizzata è l’unica possibilità che un Paese ha di crescere, e se oggi siamo fermi è soprattutto perché le pessime riforme degli ultimi quindici anni (sia di destra che di sinistra) hanno paralizzato la scuola, imbrigliandola in maglie burocratiche d’ogni sorta, fino a trasformare chi vi lavora in un semplice funzionario. È indispensabile che i ragazzi della mia generazione, ora che sono usciti dalla scuola, si ricordino per tutta la vita ciò che essa ha insegnato loro e sentano il dovere fondamentale di restituire alla scuola almeno una parte delle tantissime cose belle (non solo sul piano delle conoscenze, ma anche dal punto di vista delle amicizie e del divertimento) che hanno ricevuto in questi anni. E quando parlo di restituire, intendo investire nella scuola, non abbandonarla, difendere costantemente gli insegnanti dagli ingiusti attacchi cui sono sottoposti, avere il coraggio di contribuire a riaffermare il concetto che la cultura è imprescindibile per la difesa della democrazia. Per quel che riguarda alcuni “opinionisti” e i loro affiliati, nessuno può impedire a certe menti di esprimere le proprie convinzioni; basta leggerle con attenzione e poi ricordarsi di ciò che diceva Montanelli: “La servitù, in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi”. "

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