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L’autore è uno dei migliori scienziati cognitivi degli Stati Uniti ed è diventato famosissimo vincendo un Pulitzer nel 1984 con un testo fondamentale sull’intelligenza artificiale e sui processi formali della mente, dal curioso titolo di "Gödel, Escher, Bach: un’Eterna Ghirlanda Brillante" (Adelphi).
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Hofstadter spinge l’analisi logico-scientifica dei processi mentali ai suoi limiti estremi e riesce comunque a portarsi dietro il lettore grazie a un arditissimo sistema di metafore capaci di spiegare i paradossi del pensiero che pensa se stesso per darsi un’identità.
2 commenti:
Lo sto leggendo in questi giorni.
Mi pare non possa competere (al momento) in nessun aspetto con GEB.
L'idea di fondo, ovvero definire la coscienza, e se sia possibile farlo, non è male e tutto sommato è la continuazione di GEB che in virtù del teorema di Gödel pareva concludere che non fosse possibile.
Il problema è che non muove da quelle posizioni eppure ci scrive un libro. Certo è un argomento affascinante, ma un po' di originalità (non narrativa, di sostanza) è necessaria se si affronta due volte lo stesso argomento.
In realtà, in Premessa, l'autore è sincero: non aveva intenzione di scriverlo, gli hanno chiesto un contributo sui temi di GEB per un volume collettaneo.
Si vede. Insomma pare estensionale e non intensionale.
Grazie per il tuo commento.
Spero di aver presto il tempo per leggere entrambi. Al momento, sto leggendo Grossman... un saluto
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